Tuesday, November 19, 2013

Reportage quasi live dal voto - 19 Novembre 2013


Ciao a Tutti!! Sono appena uscito da fare il mio dovere di cittadino alle elezioni locali di Viborg ed ho pensato di fare un piccolo reportage sulle elezioni in salsa danese.

Innanzitutto non ti chiedono la carta d'identità. Chi può votare riceve il certificato elettorale (che qui si chiama valgkort, cioè carta - kort - dell'elezione -valg), poi si reca in un booth il cui numero è stampato sulla valgkort e poi...? e poi?

Beh l'unica cosa che devi portare a dimostrazione del fatto che sei veramente tu è la data di nascita. Cioè gli scrutatori ti prendono la valgkort, scorrono il registro fino a quando incontrano il tuo nome e, registro in bella vista che chiunque può vedere, ti chiedono la data di nascita.

Quindi la prima grande lezione delle elezioni danesi è: se rubi il certificato elettorale al tuo vicino, cerca di sapere anche la sua data di nascita e potrai votare per lui.

Poi, una volta uscito mi sono reso conto che davanti al seggio c'era un candidato, con tanto di striscione, che distribuiva volantini e faceva propaganda il giorno delle elezioni, davanti al seggio elettorale. Mi è sembrata un po' una cosa da terzo mondo, elettoralmente parlando, dato che almeno il silenzio elettorale...ma (seconda grande lezione delle elezioni danesi) qui non si incazza nessuno e quindi non deve essere un grande issue, dato che probabilmente tutti partono dal punto che le scelte elettorali di ciascuno sono già state maturate.

Un saluto e buon voto a tutti!

Francesco


Monday, July 15, 2013

Sommer!

 

Ciao a tutti, scusate se questa volta non ci sarà un video ma purtroppo non ho fatto on tempo prima della partenza. Sí, perché è estate e si parte per le vacanze e di questo parleremo in questo post. Estate in danese è sommer. Simile all'inglese, con la O ben aperta, l'estate è la stagione dove tutti sorridono, dove si moltiplicano i gesti di generosità, dove le file vengono fatte con allegria oltre che con la normale disciplina, dove la gente è felice purché non piova, dove coke dicono i buoni danesi "se ci fosse una buona estate qui, perché andare via in vacanza all'estero?". Purtroppo una buona estate in Danimarca non si vede da un po' ma devo ammettere che è splendida quando si apre in tutto il suo splendore: 25-30 gradi durante il giorno, 10-15 gradi durante la notte, chiaro fino a tardi e mai veramente buio. Grigliare nelle lunghe notti estive è uno dei piaceri che vi consiglio di provare. D'altronde, l'influenza del meteo sull'umore danese non è nuovo e trova nella lingua la sua espressione. Infatti, mentre l'inverno ha un nome familiare (vinter, come in inglese winter e pronunciato "vinta" per il vecchio trucco della er che diventa a), primavera ed autunno hanno nomi del tutto particolari e che come detto rivelano quanto sommer sia importante per i danesi. Primavera è forår ed autunno è efterår, cioè: prima (for) dell'anno e dopo (efter) dell'anno. A dire il vero, prima non si scrive for ma før. Il for si USA per tutte quelle azioni o quei concetti che non solo precedono ma anche preparano l'azione o il concetto successivo. Sembra proprio che l'estate almeno in danese coincida con l'anno, o corse con l'unico periodo dell'anno che valga veramente la pena. Per questo la stagione prima è vista con attesa e come preparazione, le ultime piogge d'aprile con i primi soli...e la stagione dopo l'estate invece è guardata con malinconia come la stagione dopo l'estate.
Con questo post Lezioni di Danese va in ferie. A proposito, ferie in danese si dice ferie :) voi? Quali piani per sommer? Io parto domani. Vado due mesi in sud America...Brasile, Uruguay, Argentina rino alle nevi della Patagonia fino a dove la strada lo consentirà, poi su risalendo la spina dorsale delle Ande, Cile Bolivia e Perù. Se questo blog va in ferie, se ne apre un altro sul questo viaggio: latinoamericanabackpack.wordpress.com a presto...in America Latina! Baci, Francesco

Tuesday, February 12, 2013

Votantonio Votantonio


Buongiorno a tutti, anzi buonasera.
Oggi sono un po’ corporate con la camicia che sono appena tornato dal lavoro ma non volevo lasciarvi soli in questo momento delicato. Delicato perché ci sono le elezioni, tra un paio di settimane in Italia e poi tra qualche settimana per il Papa. Ed allora ho pensato di fare un altro post per il blog.
Allora, come sono le elezioni in Danimarca?

In Danimarca l’elezione è et valg, che vuol dire sia elezione che scelta, ed in realtà l’elezione è proprio quello, una scelta. E qui arriva il genio danese, nel senso che il voto è en stemme. Attenzione: stemme vuol dire anche voce, e questo lo trovo straordinario perché ci riporta indietro a quelle che sono le radici della democrazia, la democrazia greca, dove si riunivano tutti in una piazza e, urlando, testimoniavano l’approvazione per una proposta formulata nell’agora. E quindi ci riporta al significato originale della democrazia: il governo di chi urla più forte o di chi ha più urla.
Delle elezioni italiane sappiamo ormai tutti, e ci sarebbero anche molte cose che non vorremmo sapere. Parliamo invece della politica danese. La politica danese è più o meno bipartitica, ha un sistema proporzionale ad una Camera sola, ed i giornali dividono i partiti tra il Blocco Rosso (Rød Blok) ed il Blocco Blu (Blå Blok), che come dicono i colori sono rispettivamente i socialisti/Socialdemocratici ed i conservatori ed i liberali. Un po’ fuori dagli schemi è il partito del popolo danese (Dansk Folkparti, DF), che è l’omologo nazionale della Lega nostrana, che comunque appoggia esternamente i governi di destra.
Partiamo da quelli che hanno perso le ultime elezioni, il Blå Blok, che si compone essenzialmente di un partito che si chiama Venstre ed è un partito liberale. La cosa carina è che il partito sta a destra, ma la parola venstre vuol dire sinistra. Eppure sta a destra, cosa che io trovo stupenda. Oltre a essere il partito principale della politica danese, monopolizza quasi tutta l’area centro destra, che comprende altri partiti minori come Liberal Alliance, i conservatori e come detto DF.
Se andiamo al Blocco Rosso, troviamo partendo dal centro i socialdemocratici, partito di maggioranza di governo, del primo ministro Helle Thorning Smith, quella che Berlusconi le guardò il culo e con Sarkozy commentò che era bello. Poi troviamo un altro partito di governo che è un partito dal nome nostalgico, il “Partito Socialista del Popolo” danese, mi sono anche fatto crescere la barba alla compagno Fidel in onore loro. Sono un partito di impronta socialista, stanno a sinistra dei socialdemocratici, che come alleati hanno anche un altro partito che si chiama Radikale Venstre, che sono un po’ come i nostri radicali: liberisti in materia economica e socialisti/socialdemocratici in materia di welfare, si collocano a destra dei socialdemocratici anche se a sinistra e sono una frattura di sinistra del partito Venstre e stanno davvero a sinistra.
Più a sinistra di tutti sta un partito che si chiama Unità, la Lista Unità (Enhedslisten). È un partito di ispirazione rossoverde quindi ecologista, movimentista, quasi come Sinistra Ecologia e Libertà, non è di governo, appoggia esternamente, e visto che è molto di sinistra non ha un segretario ma un collegio di portavoce capitanati da Johanne Schmidt-Nielsen, una della parlamentari più giovani della Danimarca se non d’Europa che ha solo 26 anni e che si prenota per un futuro brillante della politica danese. Se fossimo in Italia per 40 non ce la scrolleremmo di dosso.
Questa era una brevissima incursione nella politica danese: votate tramite busta se siete italiani all’estero, votate se siete in Italia. Vi auguro buone elezioni, spero ci sarà un altro post prima delle elezioni o magari uno dopo per farci due risate sui risultati.
Mi raccomando continuate a seguirmi sul blog e su Facebook, che mi arrivano nuovi Like ogni giorno ed è sempre bello. Se avete idee per nuovi post, come sempre, fatemi sapere.
Un abbraccio a tutti,
Francesco

Sunday, January 20, 2013

D'accordooooo?


Buongiorno a tutti,



visto che in Italia siamo in campagna elettorale, almeno io cercherò di mantenere le promesse di tenere il video sotto i due minuti e per riuscirci ho scelto di parlare oggi di una parola brevissima e molto usata: enig. Proprio cosí, si scrive enig ma si pronuncia eni, la g è muta. At være enig vuol dire essere d'accordo, ma non si usa come diceva Vanna Marchi, “D'accordoooo?”. Anche se la parola è semplice, dobbiamo fare un po' d'attenzione a come e quando si usa.

Innanzitutto, come si usa: con significato positivo si dice semplicemente “enig” alla fine di un discorso o di un concetto espresso dal nostro interlocutore. Si può dire anche “Jeg er enig”, ma enig è sufficiente.
Se invece il significato è negativo, dobbiamo fare un piccolo sforzo in più e dire “jeg er uenig”, cioè io sono in disaccordo. La g finale è sempre muta ma è importante fare sentire la u iniziale che, come sappiamo, cambia il significato delle parole da positivo a negativo. (Per esempio, vi ricordate che gli articoli possono essere determinati – bestemt o indeterminati – ubestemt?). Se ci pensiamo in italiano, può sembrare un po’ forte; tuttavia, il danese è pieno di espressioni un po’ tranchantes. Per esempio, è normale dire che non abbiamo capito quello che l’altro dice con una espressione che in italiano suona forte come: “non credo di avere capito quello che dici” (jeg tror ikke at jeg forstår det der du siger…ok, non è cosí facile da ripetere in un colpo solo J).  

Poi, quando si usa “enig”. Come abbiamo visto sopra, si può usare con significato affermativo o negativo, ma non si usa mai nelle frasi interrogative. Per esempio, se si vuole chiedere all’interlocutore se è d’accordo, non si dice “Er du enig?” (sei d’accordo?). Si usa piuttosto una espressione più aperta: “Hvad synes du?” (che ne pensi?). Oppure, se ha gli occhi sbarrati e sembra che lo abbiamo perso per strada, “er du med?” (letteralmente, “sei con (me)?”, cioè, “mi segui?”). Qui è il ragionamento inverso a quanto dicevo prima sulle espressioni tranchantes… alla faccia di chi dice che il danese è noioso: chiedere direttamente se qualcuno è d’accordo…è proprio troppo diretto. Inoltre, in Danimarca è buona regola chiedere se gli altri sono d'accordo. Ricordiamoci che una società basata sul consenso vuol dire chiedere il parere di tutti (anche se poi nessuno ci impedisce di fare quello che vogliamo lo stesso :) )

Quindi ricapitolando: possiamo essere enig od uenig, ma non dovremmo chiedere se qualcuno è d’accordo con noi, quanto cosa ne pensa.

E adesso sí, come diceva Vanna Marchi: "D'accordoooo?".

Un abbraccio a tutti e buona settimana.
Francesco

Monday, January 7, 2013

Buon Natale e Buon Anno Nuovo!





No, non è un augurio, o per lo meno non solo. La verità è che l’ho detto talmente tante volte quasi automaticamente che alla fine mi è venuta voglia di scrivere un post e facri un video.
Quindi per prima cosa mi sono fatto crescere la barba da Babbo Natale (che qui si chiama Julemand, ossia l’uomo di Natale), giusto per darmi un tono, anche se ancora mi manca qualche anno e qualche spavento (e con l’aiuto della cucina danese, qualche chiletto) per essere credibile.
Comunque, non siamo qui per parlare di me ma per parlare di Natale e Capodanno.
Come si dice in Danese? Sì, lo so che sono appena passati ed avrei dovuto svegliarmi prima. Ma non siamo qui per parlare di me… Comunque, si dice “God Jul og godt nytår”.



In realtà, si direbbe glædelig Jul. Glædelig vuol dire felice (per chi parla inglese, glad), ma non volevo farlo più complicato di quello che già è. Inoltre, questa espressione mi permette di paragonare la pronuncia di god e godt.
Vi ricordate che in un altro post avevo parlato della d che ha un suono un po’ strano, tipo con la lingua fuori dai denti? Bravi. Naturalmente, visto che siamo in Danimarca, niente ha un solo suono (alla faccia di chi dice che è un paese noioso…In particolare, come potete sentire, in god la d diventa muta e la o ha un suono ottuso (spero non ci sia nessun linguista all’ascolto…anzi sì che ci sia, così almeno mi insegna…linguistaaaaaaa). Invece, in godt la d si accoppia alla t e la o diventa acuta.
Questa differenza nella pronuncia si applica a tutte le parole dove appare. O seguida da d è ottusa, o seguita da dt è acuta.
Ma soprattutto: perché con Jul mettiamo god e con år usiamo godt? Vi ricordate uno dei primi posts, dove dicevo che il danese non ha il genere e che i sostantivi si dividono in parole en e parole et? Beh Jul è una parola en (den Jul) mentre år è una parola et (det år). Gli aggettivi seguono il ”genere” del sostantivo e mentre i sostantivi en lasciano l’aggettivo generalmente invariato, i sostantivi et aggiungono generalmente la t alla fine dell’aggettivo. Quindi…god Jul og godt nytår!
Pensavate che fosse finita? E invece no! Concludo con una piccola nota sociale. Godt nytår ha la stessa funzione di tak for sidst. Serve a riallacciare i contatti dopo l’anno nuovo. Questo vuol dire che possiamo usarlo sempre, senza timore, almeno fino alla fine di gennaio quando rivediamo per la prima volta persone che conosciamo.
OK adesso siamo davvero alla fine. Spero di essere riuscito a manterere la promessa elettorale di stare sotto i due minuti.
Come annunciato in un altro post, ora c’è anche la pagina Facebook di Lezioni di Danese, dove posterò sia i posts sia altre notizie succulente. Fatemi sapere cosa ne pensate come sempre, anche suggerimenti per prossimo posts!
A presto.
Un abbraccio,
Francesco